Valentina Spinettie-mail:
[email protected] [email protected] Valentina Spinetti, è nata all'isola d'Elba. Si è trasferita durante gli anni dell'Università a Pisa, dove ha conseguito la laurea in lettere. Ha svolto molteplici studi nel campo della geografia della percezione, applicando le metodologie scientifiche della geografia e della sociologia ai testi letterari. Si è occupata, come membro dell’Associazione Italiana di Studi Canadesi, della letteratura del paese nordamericano, tenendo corsi presso l’Università di Pisa. Grande viaggiatrice e appassionata di fotografia, ha visitato moltissimi paesi in Africa, Asia e America Latina, con un approccio non turistico, condividendo il più possibile la cultura locale e il rispetto per l'ambiente. Tenendo conto di questi principi, è impegnata a diffondere la cultura del viaggio con l'associazione L'Angolo dell'Avventura, di cui è la responsabile dei Caffè Letterari della sezione di Pesaro e Urbino. Ha pubblicato su riviste specializzate numerosi studi sulle tragedie sociali avvenute nello Sri Lanka, Ruanda, e Burundi. Negli ultimi anni ha unito la passione per la fotografia a quella per la narrativa, pubblicando nel 2010 il suo primo romanzo (“Le ragazze dai bracciali tintinnanti”, ed. Albatros), con il quale ha avuto riconoscimenti in quattro differenti concorsi letterari nazionali e internazionali. Autrice anche di racconti, è risultata tra i vincitori del concorso“Incontri in viaggio”, indetto dalla Lonely Planet, con il componimento breve, dal titolo “Stretta di mano in miniera”;nella primavera del 2012 ha ottenuto il 6° posto con “Il Musicista e la ballerina” al Premio Martucci Valenzano (BA), mentre con il medesimo elaborato ha vinto il Concorso dell’Associazione Insieme nel Mondo a Savona. Alcuni racconti sono stati pubblicati su opere miscellanee (l’antologia degli autori partecipanti al premio letterario “Insieme nel Mondo”, dal titolo “Parole 3 - per un mondo migliore”, l’Antologia del Premio Letterario “La Luna e il drago”, 4° edizione, l'Antologia "Storie di Tutti i Giorni" del Premio Letterario omonimo, unica edizione). Attualmente è impegnata nella stesura di un nuovo avvincente romanzo… |
Stretta di mano in miniera
Ha sei anni. Per lui la visita della miniera di Potosì, in Bolivia, è un gioco. Orgogliosamente indossa tuta, stivali di gomma e lampada frontale. Prima di entrare una guida elenca i bisogni dei minatori, a cui i turisti potranno provvedere con regali: sigarette, dinamite, foglie di coca, alcol al novantasette per cento. Sono questi i generi di prima necessità per chi comincia a lavorare a dodici anni e a stento raggiunge i quaranta. Al piccolo esploratore non interessa perché quegli oggetti siano utili, ma sarà felice di regalare qualcosa a chi contribuirà a sorprenderlo nei minuti successivi. Gli dicono di camminare lentamente, perché l’ingresso della miniera si trova a quattromilatrecento metri di quota, dove ogni movimento procura affanno e mancanza di lucidità, indispensabile per non cadere nei buchi che si aprono sul terreno e che sono in realtà profonde voragini, analoghe a quelle che spuntano lateralmente e dall’alto. Gli uomini che lavorano lì si calano, o salgono, con una fune, secondo l’inclinazione del cunicolo. Colpiscono la roccia con un piccone e la spediscono tramite secchi nella galleria principale. Altri uomini depongono la materia sgretolata su carretti, che trascinano velocemente fino all’uscita, dove le donne separano con le mani ciò che è buono da vendere da ciò che non lo è. Il terreno è scivoloso e per procedere gli adulti devono piegarsi. Il bambino non avverte la fatica, l’aria putrida e umida, la polvere e i rumori. Per lui è iniziata un’esplorazione complicata e gratificante, ma di colpo l’entusiasmo lo abbandona. La luce della lampada illumina il volto di un ragazzo impolverato. Questo si avvicina gioiosamente allo gnometto e tende la mano per farsela stringere. Gli sguardi s’incrociano e il piccolino si accorge di avere di fronte quasi un coetaneo. Improvvisamente comprende la drammaticità del “gioco” che vorrebbe terminare al più presto, mentre nell’espressione trasognante dell’altro compare una momentanea ed effimera fanciullezza (testo premiato al concorso della Lonely Planet e successivamente pubblicato su “Parole 3 - per un mondo migliore”).
http://www.lonelyplanetitalia.it/fotografie/premiati.php
Ha sei anni. Per lui la visita della miniera di Potosì, in Bolivia, è un gioco. Orgogliosamente indossa tuta, stivali di gomma e lampada frontale. Prima di entrare una guida elenca i bisogni dei minatori, a cui i turisti potranno provvedere con regali: sigarette, dinamite, foglie di coca, alcol al novantasette per cento. Sono questi i generi di prima necessità per chi comincia a lavorare a dodici anni e a stento raggiunge i quaranta. Al piccolo esploratore non interessa perché quegli oggetti siano utili, ma sarà felice di regalare qualcosa a chi contribuirà a sorprenderlo nei minuti successivi. Gli dicono di camminare lentamente, perché l’ingresso della miniera si trova a quattromilatrecento metri di quota, dove ogni movimento procura affanno e mancanza di lucidità, indispensabile per non cadere nei buchi che si aprono sul terreno e che sono in realtà profonde voragini, analoghe a quelle che spuntano lateralmente e dall’alto. Gli uomini che lavorano lì si calano, o salgono, con una fune, secondo l’inclinazione del cunicolo. Colpiscono la roccia con un piccone e la spediscono tramite secchi nella galleria principale. Altri uomini depongono la materia sgretolata su carretti, che trascinano velocemente fino all’uscita, dove le donne separano con le mani ciò che è buono da vendere da ciò che non lo è. Il terreno è scivoloso e per procedere gli adulti devono piegarsi. Il bambino non avverte la fatica, l’aria putrida e umida, la polvere e i rumori. Per lui è iniziata un’esplorazione complicata e gratificante, ma di colpo l’entusiasmo lo abbandona. La luce della lampada illumina il volto di un ragazzo impolverato. Questo si avvicina gioiosamente allo gnometto e tende la mano per farsela stringere. Gli sguardi s’incrociano e il piccolino si accorge di avere di fronte quasi un coetaneo. Improvvisamente comprende la drammaticità del “gioco” che vorrebbe terminare al più presto, mentre nell’espressione trasognante dell’altro compare una momentanea ed effimera fanciullezza (testo premiato al concorso della Lonely Planet e successivamente pubblicato su “Parole 3 - per un mondo migliore”).
http://www.lonelyplanetitalia.it/fotografie/premiati.php